MOSTRO MA NON MOSTRUOSO (una storia di classe della terza C)

In una città viveva una famiglia composta da un bambino di nome Bellamy, il padre Jack e la madre Isabel.
Bellamy era un bambino molto esile, fin troppo per la sua età, aveva folti capelli rossi e un viso pallidino ravvivato dalle lentiggini; il padre era molto alto e magro, aveva gli stessi capelli del figlio, ma la sua quasi calvizia veniva compensata dalla barba rossa, come i capelli di Bellamy. La madre era una donna molto curata: nascondeva i suoi difetti sotto un trucco eccessivo, era alta e formosa, aveva una frangia nera, talmente lunga da coprirle gli occhi. Vivevano in una villa lontana dalla città, così che Jack potesse svolgere i suoi esperimenti in tranquillità.
Il padre si rintanava tutto il giorno nel suo laboratorio, al quale si poteva accedere solamente dal salone della villa, dove vi era un quadro molto grande, abbastanza da nascondere la porta del laboratorio, con scritto in alto a destra “Chi cerca trova”. Bellamy si era sempre domandato perchè ci fosse quella scritta ma quando lo chiedeva  ai suoi la risposta era sempre la stessa: “Come l’affresco della battaglia di Anghiari”. I genitori, lavorando tutto il giorno , non avevano la possibilità di stare con Bellamy, quindi  il ragazzo si sentiva solo e aveva difficoltà a socializzare e passava la maggior parte del suo tempo da solo a fantasticare sul suo futuro da scienziato,  pur sapendo che i genitori disapprovavano la sua passione, perché la ritenevano pericolosa.
Un giorno, mentre i genitori non erano in casa, Bellamy si accorse che il quadro era leggermente spostato rispetto al solito, quindi – intrigato – decise di verificare che cosa ci fosse dietro. Vide delle scale che,portavano ad una stanza: scese, entrò e si trovò in un laboratorio; lí vide tanti oggetti ed esperimenti incompleti. Notò un biglietto in fondo al laboratorio e, incuriosito, attraversò il corridoio lungo e stretto con tutti gli esperimenti fatti dal padre, ma mai testati. Bellamy per sbaglio fece capovolgere una provetta contenente un liquido biancastro che gli si rovesciò addosso, facendolo scivolare. A primo impatto non successe niente, ma dopo dieci minuti si sentì diverso… Cominciò a crescere a dismisura e i  suoi vestiti di conseguenza si strapparono e caddero tutti a terra a brandelli: ormai il ragazzo era ricoperto solamente da una folta pelliccia. Dopo la metamorfosi, Bellamy aveva cambiato aspetto e dimensione: gli si era allargato il collo e di conseguenza la collana che indossava si era spezzata in due e, cadendo a terra, il ciondolo si era rotto. Dopodiché il ragazzo si era guardato allo specchio sulla parete del laboratorio rivolta verso il cortile e si era accorto di essere diventato un essere orrendo. Preso dall’agitazione, iniziò ad urlare, prese uno sgabello, lo lanciò contro la finestra, si buttò di sotto e scappò con una metà della collana.
Il padre, tornato a casa, entrò nel laboratorio, vide del liquido a terra ed il ciondolo rotto della collana regalata a Bellamy dalla madre. Capì che il ragazzo era entrato nel suo laboratorio, ricordandosi di averlo dimenticato aperto. Bellamy si era messo la collana perché aveva intuito che il padre in quel laboratorio stesse facendo qualcosa di strano e voleva sapere ad ogni costo cosa. Infatti la collana donava a chiunque la indossasse il potere della telepatia, ma ora che il ciondolo si era rotto, non funzionava più.
Quando i genitori tornarono a casa, trovarono una provetta rotta sul pavimento e un vetro della finestra del laboratorio rotto. Ma non trovarono Bellamy. Il padre, vedendo la provetta vuota, subito si rese conto che qualcuno si era rovesciato addosso il contenuto dell’ampolla. Notando per terra metà della collana di Bellamy, capì che era stato proprio il figlio a trasformarsi.
Uscì di corsa dal laboratorio e salì le scale già molto agitato, chiamando il figlio: quando nessuno gli rispose fu preso dal panico. In quel momento entrò in casa la moglie e, vedendolo così spaventato, gli chiese cosa fosse successo. Il marito le raccontò l’accaduto, mostrandole la metà della collana e consegnandogliela come conforto. La moglie lo accusò di essere stato irresponsabile e di aver causato la scomparsa di Bellamy. Si chiuse in un silenzio profondo per una settimana: aveva bisogno di chiarirsi le idee e di capire meglio quanto il marito fosse colpevole.
Dopo una settimana, la moglie prese la sua decisione: doveva lasciare il marito per sempre perché non era in grado di perdonarlo e comprenderlo e doveva vivere il dolore della perdita del figlio da sola, per poi poter eventualmente voltare pagina.
Dopo parecchio tempo, nonostante la sofferenza, si riprese dall’episodio e ricominciò una nuova vita. Si sposò con un altro uomo e i due ebbero una figlia. La chiamarono Cinzia. Isabel decise di essere una mamma migliore. Il tempo continuò a passare e la bambina cresceva: aveva lisci capelli castani e gli occhi simili a quelli di sua madre. La madre la crebbe con tanto affetto, ma le nascose l’esistenza del suo primo figlio. Al sesto compleanno di Cinzia la madre le regalò metà della collana e le disse di trattarla con cura perché era molto importante per lei. Quando qualcuno chiedeva ad Isabel che fine avesse fatto suo figlio, lei rispondeva sempre che era morto in un incidente. 

9 anni dopo…

Era una giornata di primavera come le altre e, come ogni giorno, la ragazza si ritrovò ad aspettare davanti a scuola che la mamma venisse a prenderla. Quel giorno però Cinzia dovette aspettare più tempo rispetto ai soliti cinque minuti. Di volta in volta le varie classi uscivano da scuola e lei, nel vedere un gruppetto di suoi amici allontanarsi, si ricordò di dover andare alla festa di uno di questi nel pomeriggio. Finalmente arrivò la mamma. Entrata in macchina, Cinzia vide la madre più strana rispetto al solito: se ne accorse dall’assoluto silenzio che si sentiva nell’auto. Arrivate a casa, Cinzia ebbe il coraggio di chiedere alla madre cosa avesse quel giorno e da cosa derivasse il suo comportamento. Dopo una lunga discussione in cui la madre affermava di star bene, le rivelò tutto. Cinzia aveva cominciato a preoccuparsi che fosse davvero una cosa seria, come in effetti era; dopo aver parlato con la mamma, Cinzia scoprì il vero passato della sua famiglia. Per prima cosa la madre le disse di aver avuto un altro marito e un figlio, che aveva l’altro pezzo della collana che aveva Cinzia, che purtroppo era morto in un incidente causato in parte dal suo ex. Cinzia ci dovette riflettere un po’ per capire di aver avuto un fratellastro che era morto molto tempo prima, e alla fine rimase senza parole. La ragazza quindi si domandò il motivo per cui solo ora la madre le avesse rivelato la verità e la madre non rispose, facendo scena muta. Intanto si erano fatte le 16:30 e la festa sarebbe iniziata alle 17, così madre e figlia uscirono di casa ma Cinzia non era più così entusiasta di vedere i suoi amici.
Nonostante ciò, Cinzia decise di andare comunque alla festa. Mentre giocava a nascondino con i suoi amici sotto gli alberi, Cinzia si accorse che dalla sua collana proveniva una luce verde che trovò alquanto strana. Per paura di farsi scoprire coprì la collana, ma il bagliore della luce era troppo forte e perciò decise di togliersela. All’improvviso la collana iniziò a fluttuare ed a muoversi verso il centro del bosco come se fosse attirata da qualcosa. La ragazza, senza pensarci troppo, iniziò a seguirla perché la rivoleva indietro, dato che le era stata donata dalla madre. Mentre cercava di recuperarla, notò dalla parte del bosco lo stesso bagliore emesso dalla sua collana. Durante la corsa della ragazza, il bagliore aumentava sempre di più, finché la collana non si fermò all’improvviso e Cinzia la prese al volo. Si guardò attorno e si accorse di essere dentro a una grotta molto buia. Grazie alla collana la ragazza riuscì a vedere ciò che la circondava. Guardandosi attorno, notò il bagliore che aveva visto in lontananza, alzò lo sguardo, vide una creatura e iniziò a gridare, facendo cadere la collana, e tutto divenne buio. 
La creatura era alta almeno due metri, aveva il pelo scuro e gli occhi di un nero intenso. Entrambe erano un po’ spaesate: la bambina era paralizzata dalla paura e non riusciva a parlare, le stavano per cedere le gambe, aveva solo voglia di ritornare alla festa. La creatura invece era molto stupita, nessuno si era mai fermato a guardarla da quando aveva cambiato aspetto.
Intanto la bambina guardava le zampe della creatura, le facevano un po’ pena, perché le aveva rovinate e piene di graffi. Avrebbe voluto parlarle ma dalla bocca non le uscì neanche un filo di voce, c’era qualcosa che non la faceva scappare via, come se avesse i piedi bloccati dal cemento, un presentimento, come se rimanere lì con la creatura fosse di vitale importanza.
E fu così che si decise a parlare: – Ciao, che cosa ti è successo? -. -Lunga storia…. tu, piuttosto, perché non sei scappata via come tutti gli altri? -. -No, perché avrei dovuto? Tu non sei pericolosa. Una creatura pericolosa mi avrebbe già uccisa-. -Vero, tu sei l’unica che lo pensa-.
Le due si sorrisero e si diedero la mano. Dato che Cinzia e la creatura erano molto vicine, i due pezzi della collana si unirono, ricongiungendosi. La bambina ripensò al fatto che sua madre le aveva detto che lei aveva un fratellastro che aveva ricevuto metà della collana che aveva lei, quindi pensò che la creatura fosse proprio suo fratello. 
Dopo aver scoperto il loro legame, Cinzia portò Bellamy a casa sua. Entrambi erano molto arrabbiati poiché non si aspettavano che la madre fosse una bugiarda. Quando arrivarono a casa, la madre all’inizio  si spaventò, poi si avvicinò e si accorse che la creatura era suo figlio, Bellamy. Isabel a quel punto scoppiò in una valle di lacrime che fece sciogliere tutto il trucco che aveva in volto. Bellamy avanzò pian piano e le diede un caloroso abbraccio, al quale si aggiunse anche Cinzia. Appena si allontanarono, Cinzia disse: – Mamma, come hai potuto nascondermi una cosa del genere per tutto questo tempo? -.             – Perché  io pensavo che fosse morto, ma non me la sentivo di dirtelo – rispose la madre con voce tremolante. A quel punto intervenne Bellamy: -Perché agisci senza pensare? Perché hai lasciato papà che ritenevi responsabile della mia scomparsa, senza avere nessuna prova?- La madre rispose: -Perché ogni volta che guardavo negli occhi tuo padre mi venivi in mente tu. Ero distrutta, avevo bisogno di ricominciare da capo e non riuscivo a stare con la persona che ritenevo responsabile della tua scomparsa. Mi dispiace davvero tanto di avervi mentito e spero possiate perdonarmi! – 
Appena la madre finì di parlare, suonò il campanello: era il padre di Cinzia che era appena tornato dal lavoro. Era un uomo alto e robusto,con i capelli lisci e ben pettinati . Appena vide Bellamy, sbarrò gli occhi  e se li  strofinò per avere la conferma che non stesse sognando. Nei primi giorni Bash, il padre di Cinzia, fu molto gentile nei confronti di Bellamy perché  non voleva che la sua famiglia capisse cosa stesse architettando…

-Pronto, Erick? –
-Pronto, Bash, come stai? Perché questa telefonata? –
– Io tutto bene, ti ho chiamato perchè mi serve il tuo aiuto per una cosa molto importante. Ti ricordi cosa facevamo insieme da giovani? –
– Sì, passavamo le intere giornate nei boschi a cacciare quelle dannate bestie!- 
– Già, questo problema si è ripresentato. Nella mia famiglia è arrivata una bestia che insinua di essere il fratellastro di mia figlia e ritiene di essere un ragazzo trasformato in bestia…-. Mentre lo diceva sfogliava fiero un articolo di giornale che aveva come titolo “I cacciatori di bestie Bash Pen ed Erik Giott “.
– Quindi? Cosa vorresti fare? –
– Questa bestia è una minaccia per la mia famiglia e me ne voglio liberare al più presto. Sei disposto ad aiutarmi? –
– Sì, assolutamente, non vedo l’ora: come ai vecchi tempi! –
– Grazie, sto facendo di tutto per tenere nascosto questo segreto. La mia famiglia, infatti, non sospetta niente… –

Tutto questo accadde mentre Bellamy, andando in bagno, passava davanti alla porta socchiusa dello studio di Bash e origliò la telefonata per caso, quindi capì di essere in pericolo…
Bellamy, in preda al panico, decise di riferire tutto alla sorellastra. Purtroppo Cinzia non era a casa e Bellamy era da solo con il patrigno, che però era perennemente chiuso nel suo studio. Nei giorni precedenti Cinzia aveva parlato con il fratello dello strano comportamento del padre, fin dal primo incontro con lui, ed ora Bellamy si poteva finalmente spiegare tutto. A cena si sedettero a tavola e, come ogni sera, Bash non era presente. Bellamy decise di non sprecare questa occasione e di raccontare tutto a Cinzia. Aspettò che la madre si distraesse con i piatti da servire per la cena e le disse tutto. La sorella non credette alle sue parole, avendo sempre visto il padre come un uomo perbene e quindi decise di andare a verificare le parole dette dal fratello. Bash era un uomo con una vita semplice e ripetitiva e da quando era arrivato Bellamy la sua giornata divenne monotona: la mattina presto si alzava e si dirigeva verso il bagno; una volta uscito si recava in studio, dove rimaneva fino a quando non avesse avuto bisogno di usare di nuovo il bagno o per andare a dormire. La moglie gli portava colazione, pranzo e cena mettendogli da parte una porzione e dandogliela dopo aver finito il pasto con i figli. Puntualmente, però, andava in bagno subito dopo aver cenato. Una volta finito di mangiare, i ragazzi decisero di aspettare che uscisse per andare in bagno e si nascosero nel sottoscala, da cui si poteva scrutare la porta che divideva il corridoio dallo studio. Passò qualche decina di minuti e all’improvviso la porta, che sembrava sigillata, si aprì. Da lì uscì Bash che in un attimo si era già chiuso in bagno, sembrava avesse fretta. Cinzia e Bellamy entrarono così nello studio e iniziarono a cercare prove che confermassero quello che aveva detto il fratello maggiore. Aprirono tutti i cassetti rimettendoli come li avevano trovati, in modo da non destare sospetti e, in una cassa, trovarono una vecchia foto che ritraeva due ragazzi con un fucile in mano. Per quello che si vedeva, Cinzia fece un respiro di sollievo, perché nulla di quella foto indicava che il padre fosse un assassino di bestie; d’altronde all’epoca poteva anche non sapere dell’esistenza di creature simili ma la foto era stata piegata. A quel punto Bellamy si fece coraggio e aprì la foto ma il contenuto dell’altra parte di immagine li lasciò a bocca aperta: infatti lì, accanto a quei giovani ragazzi, giaceva una carcassa di un animale che di certo non poteva essere di un animale comune. Una volta avuta la certezza, Cinzia decise di scappare, organizzando un piano di fuga insieme a Bellamy.
– Bellamy, dobbiamo trovare un rifugio il più presto possibile! -, esclamò Cinzia.  – Non ne sono sicuro ma credo che questa sia la strada per andare a casa mia -, disse Bellamy un po’ spaesato. – Bene, incamminiamoci! -, intervenne Cinzia. Dopo circa venti minuti arrivarono davanti a una villetta un po’ mal messa… – Entriamo? -, chiese Cinzia vedendo Bellamy un po’ insicuro. – Sì, entriamo… – Aprirono la porta ed entrarono. Si guardarono intorno per un po’ finché a Bellamy non tornò in mente un quadro un po’ particolare. Fece cenno a Cinzia di seguirlo e si recarono davanti al quadro. Bellamy lo spostò e si aprì la parete, i due entrarono e continuarono fino alla fine di un piccolo corridoio, aprirono la porta e Bellamy non credette ai propri occhi: davanti a lui c’era suo padre…
Bellamy scoppiò in lacrime e corse ad abbracciarlo; il padre ricambiò e, dopo un momento di tenerezza, gli chiese spiegazioni. Cinzia e la creatura gli raccontarono tutto, allora il padre si mise alla ricerca di un libro chiamato “Il ricettario degli antidoti”, dove trovò la ricetta di un antidoto per Bellamy ma scoprì che gli mancava un ingrediente senza il quale il rimedio non poteva avere effetto su Bellamy. Jack chiese a Bellamy e a Cinzia di cercare l’ultimo ingrediente che si trovava nella grotta in cui si erano incontrati i due la prima volta. L’ingrediente che mancava era un’orchidea di colore bianco e azzurro, che secondo alcuni popoli antichi simboleggiava la saggezza.
Bellamy e Cinzia corsero verso il parco e, arrivati lì, si misero a cercare l’orchidea; all’improvviso si accorsero di un bagliore proveniente da un angolo della buia grotta, si avvicinarono e trovarono il fiore che tanto avevano cercato. Con delicatezza la raccolsero e stavano per uscire, quando si sentirono chiamare, si girarono e si trovarono di fronte Bash ed Erick, che li trafissero con delle occhiatacce. Senza esitazione Bash puntò il fucile contro Bellamy ma Cinzia, resasi conto di che cosa stesse succedendo, si mise tra i due, facendo da scudo al fratellastro. Erick si accorse della situazione e urlò: – Fermo, Bash! Non sparare! -, ma ormai l’amico aveva premuto il grilletto: lo sparo ruppe il silenzio, risuonando tra gli alberi e facendo scappare gli uccelli. Erick, sconvolto e disorientato, scappò via.
Il corpo di Cinzia cadde tra le braccia di Bellamy. Con la telepatia, Cinzia sentiva il pensiero sempre più intenso di Bellamy implorarla di rimanere in vita, mentre il suo di pensiero diventava sempre più debole. Cinzia, ormai consapevole del suo destino, con il pensiero gli disse di scappare e di non rendere vano il suo sacrificio. Bellamy, profondamente disperato, corse via con l’ingrediente mancante. Bash, invece era scoppiato in lacrime, scioccato per aver ucciso sua figlia; quando Bellamy scappò via, l’uomo ritornò in sé e provò a soccorrere la figlia. Il suo battito cardiaco diventava sempre più debole e, anche se il massaggio non stava funzionando, continuò disperatamente a soccorrerla, non volendo accettare la realtà. Usando le sue ultime forze, Cinzia gli disse: – Papà… perché… l’hai… fatto? -. 
Bellamy nel frattempo riuscì finalmente a raggiungere la villa del padre, che lo fece entrare nel suo laboratorio. La creatura era sconvolta e Jack gli chiese il perché. Bellamy gli raccontò la storia per filo e per segno. Il padre non ci poteva credere! Prese dalle mani del figlio l’ingrediente mancante, indossò il camice e preparò l’antidoto. Lo versò in un bicchiere e lo fece bere a Bellamy, che incominciò a trasformarsi di nuovo in un ragazzo; il suo corpo venne avvolto da un fascio di luce verde smeraldo e tornò al suo aspetto normale. Appena tornato umano, Bellamy si guardò allo specchio e si commosse: in quei lunghi anni si era addirittura dimenticato del suo aspetto da ragazzo. Subito si sentì in dovere di dare la tragica notizia della morte di Cinzia ad Isabel, quindi si diresse verso l’abitazione della madre e bussò alla porta. La donna aprì la porta e vide un ragazzo, chiese chi fosse e Bellamy rispose: – Mamma, sono tuo figlio! Papà ha creato un antidoto per farmi ritornare ragazzo! –  La madre lo abbracciò forte, poi quando smise di abbracciarlo si accorse che era triste e gli chiese cosa fosse successo. Bellamy le disse che Cinzia era morta e che era stata uccisa da Bash. Isabel all’inizio era incredula ma poi vide Bellamy scoppiare in lacrime. Il ragazzo la portò sul luogo della morte, dove c’era ancora il padre che piangeva. La madre vide il corpo senza vita della figlia e si mise a piangere. Chiamò la polizia, che arrivò subito e il padre si costituì, confessando l’errore che aveva commesso.
Cinque anni dopo la scomparsa di Cinzia, ognuno prese la propria strada: Bellamy conduceva ormai la sua vita da giovane adulto, viveva con il padre e finalmente si dedicava a quello che da sempre lo affascinava, ovvero la scienza. I due fondarono un laboratorio di scienze mediche, nel quale insieme ad altri ricercatori studiavano un modo per debellare le malattie più rare e letali. Un giorno, passeggiando nel parco, Bellamy venne colpito da un bambino, che gli ricordava lui da piccolo; a quel punto si avvicinò a lui, che era seduto sotto la statua commemorativa voluta dai cittadini per ricordare il gesto eroico di Cinzia. I due cominciarono a parlare e il bambino iniziò a raccontare la sua storia: il piccolo si chiamava James, aveva otto anni ed era rimasto orfano, perché aveva perso i genitori che erano morti affetti dal virus di  Marboug. Bellamy rimase scioccato perché era il virus che stavano studiando in laboratorio, ma erano lontani ancora da riuscire a trovare un vaccino. James raccontò a Bellamy della sua vita nell’orfanotrofio, una vita molto dura, per questo era scappato, insieme ad altri bambini .Dopo la commovente storia, Bellamy decise di raccontare tutto al padre e adoperarsi per aiutare tutti questi infelici giovani. In breve tempo, Bellamy e il padre riuscirono a far chiudere l’orfanotrofio e iniziarono a far costruire la “Casa HopeTrust”, accogliendo tutti i bambini, che per vari motivi avevano perso i genitori. Con il passar del tempo, si diffuse la notizia del laboratorio e della Casa HopeTrust , i ricercatori avevano fatto grandi passi avanti, trovarono molte cure per varie patologie virali; tra queste, il padre di Bellamy trovò la cura per il virus Marboug. Molte famiglie che erano a conoscenza del laboratorio e quindi della possibilità di curarsi, si trasferirono in quella città. Bellamy insegnava ai ragazzi della Casa le basi del suo mestiere, facendo affascinare i giovani; con il passar degli anni, questi, entrarono a far parte del laboratorio. La ricerca avanzò con il tempo sempre di più, continuando a onorare la memoria di Cinzia; intanto la madre di Bellamy, venuta a conoscenza del laboratorio,  vide una nuova luce di speranza, in quanto, soffrendo del virus Marboug , aveva chiesto a decine di medici una cura,  ma nessuno sapeva trovare la risposta, fino a quando Jack e Bellamy trovarono una cura e un vaccino. Felice della notizia, Isabel decise di sperimentare la cura per tentare di non aggravare la malattia, trasferendosi nella Casa  e dedicandosi  a tutti quei piccoli rimasti orfani.
James andò a vivere con Bellamy e Jack , iniziando la sua nuova e felice vita. 

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